Non ce l’ha fatta il 25enne vicentino ricoverato a Tromso, dopo che una valanga lo aveva travolto insieme ad altri 4 scialpinisti.
Il bilancio delle vittime travolte dalla valanga in Norvegia, sale a due: dopo la morte avvenuta sul colpo del 36enne Matteo Cazzola, anche il 25enne Francesco De Bernardini perde la vita all’ospedale di Tromso dov’era ricoverato dal 31 marzo scorso.
Gli altri tre scialpinisti sono ancora ricoverati in gravi condizioni.
La valanga che ha travolto gli italiani si è verificata mentre il gruppo di escursionisti italiani si trovava sul picco Kavringtinden, a quasi 1.300 metri. Alcuni di loro avevano gli zaini con gli airbag che gli hanno consentito di rimanere in superficie nel momento in cui sono stati travolti, mentre altri hanno sbattuto contro alberi riportando contusioni di diversa gravità.
La tragedia
Matteo Cazzola, 36enne di Vicenza, era morto sul colpo durante quella tragica escursione, mentre il giovane Francesco De Bernardini era stato ricoverato in terapia intensiva nell’ospedale di Tromso, in Norvegia.
Le condizioni di quest’ultimo però erano troppo gravi, più degli altri tre compagni di viaggio.
Rimasto in coma farmacologico, i medici avevano cercato di operarlo ma il giovane ha perso la vita in ospedale.
“Le condizioni del nostro concittadino sono stabili, anche se rimangono gravi”, aveva dichiarato dichiarato il sindaco di Isola Vicentina, Francesco Gonzo, rassicurando di aver contattato l’ambasciata italiana ad Oslo che stava “seguendo da vicino la vicenda che riguarda il gruppo di vicentini. Sono in stretto contatto con l’ospedale in cui sono ricoverati i feriti, da dove peraltro non trapelano notizie per motivi di riservatezza”.
Dopo la morte di De Bernardini, il sindaco ha scritto sui social: “Ci abbiamo creduto insieme, abbiamo sperato e pregato affinché Pietro potesse tornare e poterlo riabbracciare insieme. Pietro tornerà, ma non come avremmo voluto. Sentiamo già la tua mancanza e piangiamo la tua dipartita”.
Le vittime
Grande appassionato di montagna, Matteo Cazzola si era laureato all’Università di Padova come ingegnere e lavorava alla Pietro Fiorentini di Arcugnago, un’azienda di idrogeno che si occupava di forniture di energia. Lascia i genitori e una sorella.
Laureato in ingegneria matematica al Politecnico di Milano, Francesco De Bernardini invece lavorava presso il ristorante Lowengrube di Bologna, ed ora stava studiando a Delft, in Olanda, presso l’Università Tecnologica.